29 Settembre 2024

Liberodicalciare

Spalti on the road

Lacrime di gioco

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Era la classica partitella tra noi, il solito pomeriggio. Noi, i soliti amici, le solite squadre, pioggia o sole non faceva differenza, l’importante era avere un pallone, qualsiasi pallone, di qualsiasi colore, come non importava il colore della nostra pelle, perchè io lo sapevo, una volta arrivati al campo si dimenticava tutto, tanto era nostro, era il nostro momento. Quel pomeriggio però io sentivo nell’aria un fruscio distante, una lacrima sul viso mi parve di sentire, forse era pioggia, forse era solo una parte della mia immaginazione, una parte non ancora nata, forse, alzai lo sguardo in alto perchè c’era il pallone da colpire, veniva verso di me, lo sentivo quasi, stava scendendo, il sole lo accarezzava, lo accarezzava, i raggi mi colpivano con tutto il loro calore, era bello, come era bella la solita partitella tra noi amici, stava scendendo, stava arrivando, come mille altre volte, già mi sembrava di sentire le voci dei miei amici, le urla al gol, al momento che avrei alzato le braccia al cielo, era bellissimo tutto questo, era lo scappare via dalle brutture della vita, dai grandi, eccolo stava arrivando, già sentivo dove si sarebbe posizionato il portiere, che di nome faceva Tekin, io lo sapevo perche mille volte lo avevo sorpreso, scendeva la palla, il sole era andato ad accarezzare altri visi, o altri posti, era arrivato il momento di aprire gli occhi, vedevo i miei amici con le braccia alzate, sembrava dicessero come “via via, vai via”… il cielo era diventato scuro, il pomeriggio era cambiato, c’erano ombre su di noi, Tekin, pensavo… che stupido, la porta è libera, sarà un gioco da ragazzi far gol, era bello, era sempre stato bello il pomeriggio per noi, poi sentii che stavo andando in elevazione, stavo cercando la palla, ricordo che qualcosa doveva esser andato storto, perchè io stavo salendo in anticipo, troppo in anticipo, ero vicino al sole, caldo, i suoi raggi mi avvolgevano, ero in stallo, stavo poi scendendo, troppo in fretta pensavo, mi sentivo solo, dall’alto non vedevo più nessuno sul campo, solo Tekin… con le mani tra i capelli, e Darku, Sabyn, e Mordhju che si abbracciavano, ora avevo capito, avevamo perso e loro stavano festeggiando, che veloce questa partita, poi capii, una mano mi stava portando via, mi abbracciavano, vedevo dall’alto altri nubi di polvere, erano sul campo, erano bombe… le bombe, una mi aveva colpito, mi aveva fatto fare il volo, stavo volando, era la luce della vita che mi stava lasciando, non ero triste, era toccato a me, erano stati i grandi, ero cresciuto in mezzo alla guerra, alle armi, alla polvere, i miei genitori erano già partiti, ero rimasto solo io, il campo era la mia casa, i miei amici i miei genitori… “Hei Sadhuy, qualcuno mi stava chiamando, io? ciao siamo noi… gli altri ragazzini del campo, quelli chiamati prima di me…”

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