L’ultimo volo
3 min readEro un bambino la prima volta che salii lassù, non ricordo nemmeno che occasione fosse, forse era il periodo dei provini alla Juve e al Toro, parliamo degli anni ’70, e già, tanti anni fa. La Basilica di Superga, maestosa, dalla sua collina guarda giù la città, la città che cambia, cambiano i colori, sono cambiate tante cose, i tempi corrono, ma Superga per noi sportivi è anche il Grande Torino. Il 4 maggio 1949, alle ore 17,05 l’aereo che trasportava il Grande Torino di ritorno dall’amichevole organizzata da Françisco Ferreira e Valentino Mazzola, si schiantò contro un terrapieno del lato orientale della Basilica di Superga. Quel giorno Torino avvolta nella nebbia sente il boato, forse un fulmine, o un rumore qualunque, la città non sa ancora del disastro, nessuno ci pensa, la nebbia, la pioggia, rende tutto ovattato, calmo, poi sulla collina ad un tratto una luce, un lampo, pochi ci fanno caso, sembra un fulmine che si è abbattuto sulla collina. Don Tancredi Ricca il cappellano della Basilica, è nel suo studio, dalla finestra si sente la pioggia battente, solo un rumore lontano, sembra un tuono prolungato, ma sembra anche più vicino, si, sembra arrivare verso di lui, aumenta sempre di più, non può essere un tuono, le pareti tremano, le gambe cedono, lo scricchiolio rimbomba tra le pareti, una luce, una fiamma, le urla da sotto, alcuni gridano “è caduto un aereo”, è tempo di uscire, di capire, le fiamme avvolgono i resti dell’aereo, pezzi di ferro incandescenti, la nebbia avvolgente non aiuta a capire, ma con i primi soccorritori arrivano le prime notizie, sono i “Giocatori del Grande Torino”, è il Torino. La città piano piano capisce, la città vive, le lacrime scendono copiose, il silenzio lascia spazio alla tragedia, l’Italia intera si inchina, l’orgoglio di tutti, un simbolo della rinascita italiana dopo le piaghe della guerra, un inno alla gioventù, alla forza, alla lealtà. Sono 500mila le persone che si presentano il giorno del funerale, la città è distrutta, al passaggio delle salme in molti si inginocchiano, le lacrime, la sofferenza, la tristezza è nei volti della gente. Carlin, su Tuttosport, riferisce il toccante discorso del presidente Federale Barassi: Egli aveva parlato agli atleti racchiusi tutt’intorno (sorridevano i loro ritratti sulle bare) come se sentissero, e ci era parso veramente che sentissero. Aveva assegnato ad essi, ufficialmente, il quinto scudetto consecutivo, li aveva premiati simbolicamente per nome, uno per uno, chiamando anche i giornalisti, i dirigenti, gli uomini dell’equipaggio, infine aveva ancora chiamato Mazzola: “La vedi questa bella Coppa? (e disegnava con le braccia aperte una gran coppa nell’aria). La vedi com’è bella? E’ per te, è per voi. E’ molto grande, è più grande di questa stanza, è grande come il mondo: e dentro ci sono i nostri cuori.
Vittime della tragedia di Superga;
I calciatori: Valerio Bacigalupo (25 anni, portiere), Aldo Ballarin (27, difensore), Dino Ballarin (23, portiere), E’mile Bongiorni (28, attaccante), Eusebio Castigliano (28, mediano), Rubens Fadini (21, centrocampista), Guglielmo Gabetto (33, attaccante), Roger Grava (27, centravanti), Giuseppe Grezar (30, mediano), Ezio Loik (29, mezzala destra), Virgilio Maroso (23, terzino sinistro), Danilo Martelli (25, mediano e mezzala), Valentino Mazzola (30, attaccante e centrocampista), Romeo Menti (29, attaccante), Piero Operto (22, difensore), Franco Ossola (27, attaccante), Mario Rigamonti (26, difensore), Julius Schubert (26, mezzala).
E poi i dirigenti: Egidio Agnisetta (55, Direttore Generale), Ippolito Civalleri (66, accompagnatore), e Andrea Bonaiuti (36, organizzatore delle trasferte) e lo staff tecnico, Egri Erbstein (50, direttore tecnico), Leslie Lievesley (37, allenatore) e Ottavio Cortina (52, massaggiatore).
Tra le vittime anche i giornalisti Renato Casalbore (Tuttosport), Renato Tosatti (la Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (la Nuova Stampa). Membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni (primo pilota), Cesare Bianciardi (secondo pilota), Celeste D’Inca’ (motorista) e Antonio Pangrazzi (radiotelegrafista).
Oggi, camminando in quel luogo silenzioso l’emozione era tanta, un pensiero è volato anche a … Manchester, Heysel, Chapecoense, Hillsborough, Bradford e a tanti altri, RIP