Kuba Blaszczykowski: Ogni goal è per lei!
2 min readLa tragedia più forte che un essere umano possa mai affrontare….”Non lo dimenticherò mai, ma ora vado avanti”.
Mondiali 2018 – Russia c’è una storia terribile sconosciuta ai più. Parla di un ragazzino polacco che a soli 10 anni vede il padre uccidere la madre. Il bambino in questione si chiama Jakub Blaszczykowski, un passato alla Fiorentina, oggi in forza al Wolsfburg e tra i giocatori della nazionale polacca. Esterno destro tutto velocità e corsa, il 32enne ha raccontato la sua infanzia tragica nell’autobiografia Kuba, il nomignolo con cui lo chiamano i tifosi. Il fatto risale al 1996, ma il ricordo di quella scena è ancora impresso nella sua mente: “Non dimenticherò mai quel giorno, fa parte di me. Mi ha sconvolto la vita, ma mi ha anche dato la forza per andare avanti e diventare quello che sono. Adesso non mi spaventa nulla, so che qualsiasi cosa mi possa accadere ho già vissuto di peggio”
Dopo l’incubo Jacub si ritrova improvvisamente solo. Passa 5 giorni a letto, ossessionato dall’immagine di quell’uomo che accoltella la sua mamma Anna: papà Zygmunt, che per l’omicidio dovra scontare 15 anni di carcere. A prendersi carico di “Kuba” e di suo fratello Dawid saranno la nonna materna Felicja e lo zio Jerzy Brzeczek, ex centrocampista con all’attivo una quarantina di presenze nella nazionale polacca. Sarà lui a plasmarlo e a spingerlo a diventare un calciatore.
“Fino ai 15-16 anni ero alto solo 155 cm, poi improvvisamente sono arrivato a 175. Mi sono allontanato da tutti. Per anni non ho accolto amici a casa”
Sotto la guida di zio Jerzy però, Blaszczykowski decide di non mollare. Continua a giocare con il pallone, con determinazione, quasi come una cura, fino al provino con Wisła Cracovia, nel febbraio 2005. Durante il quale impressiona l’allenatore, tanto da guadagnarsi l’esordio nella massima serie polacca appena un mese più tardi, contro il Polonia Varsavia. Due stagioni a ottimi livelli, con tanto di esordio in nazionale, e poi il grande salto, con l’approdo nel 2007 Borussia Dormund.
Sarà proprio con i ragazzi terribili di Jurgen Klopp che il calciatore riuscirà a mettersi in evidenza a livello europeo, guadagnandosi il titolo di calciatore polacco dell’anno nel 2008 e nel 2010, oltre a vincere la Bundesliga e a giocare una finale di Champions League, niente male per un ragazzo ferito nell’intimo più assoluto,
Durante tutte le sue partite Kuba ha alzato le mani al cielo dopo ogni goal, 70 perle in tutto tra club e nazionale, tutte dedicate, pensate a mamma Anna. .
Quante storie dietro a un pallone, a volte e magari solo per comodità ci piace pensare alle cose belle, ai successi, al denaro dimenticandoci presto che dietro a queste giocate esistono uomini… e alcuni ne escono o arrivano con ferite profonde dentro il corpo e l’anima.