Rugby World Cup 2023: Sudafrica-Nuova Zelanda 12-11, gli Springboks sono campioni del mondo
4 min readFinalissima ricca di pathos e indisciplina. Kolisi e compagni salgono sul tetto del mondo per la quarta volta, la seconda consecutiva. Allo Stade de France di Parigi si è da poco conclusa la finalissima della Rugby World Cup 2023 fra Nuova Zelanda e Sudafrica, che ha visto gli Springboks prevalere per 12-11, di misura. Ecco come sono andate le cose nel dettaglio degli 80′ di gioco.
La cronaca
La finale inizia subito con il cartellino giallo, in revisione bunker per possibile rosso, comminato a Frizell per una pulizia al collo a Bongi Mbonambi. Punizione per gli Springboks: Pollard trasforma con l’aiuto del palo per il 3-0. Il tallonatore degli Springboks non ce la fa: deve uscire per un problema al ginocchio, al suo posto entra subito Deon Fourie. Il Sudafrica, in superiorità numerica, prova ad alzare il ritmo, gli All Blacks invece badano a difendersi e a provare a tenere il pallone lontano dai propri ventidue. Al tredicesimo altra punizione per gli il Sudafrica, praticamente sotto ai pali: Pollard mette un altro calcio a referto. Si va sul 6-0, mentre il direttore di gara comunica ai capitani che Frizell potrà rientrare per “restituire” la parità numerica ai suoi, senza un upgrade peggiorativo del cartellino.
Si arriva al quarto d’ora, la Nuova Zelanda si affaccia per la prima volta in attacco. La difesa avversaria commette fallo: Mo’unga dalla piazzola accorcia immediatamente per il 6-3. Il -3 dura pochissimo. Restart: punizione da metà campo per il Sudafrica. Pollard va per il pali trasformando al meglio. Lo score si sistema sul 9-3 al 20′.
Il tempo scorre, si attende un episodio che smuova nuovamente la partita. Al 29′ il protagonista diventa Sam Cane, e non in positivo. Il capitano degli All Blacks effettua un placcaggio alto nei confronti di Jesse Kriel. L’arbitro chiama nuovamente il TMO: arriva la decisione, cartellino giallo a Cane, con possibile upgrade da parte del bunker. I neozelandesi tornano in quattordici per l’ultima parte del primo tempo.
Al 33′ arriva la sentenza del bunker. Mentre il gioco è fermo per una punizione concessa agli Springboks, l’arbitro comunica ad Ardie Savea che Sam Cane non potrà rientrare più. Il suo cartellino passa da giallo a rosso. Gli All Blacks si ritrovano definitivamente in quattordici, mentre Pollard mette nei pali un altro calcio di punizione per il 12-3. Gli uomini di Ian Foster incassano il colpo, ma senza troppi problemi, anzi: si riversano in attacco guadagnano una punizione, dentro i ventidue, che Mo’unga trasforma. Arriva il 12-6, che è anche il risultato con cui si va al riposo.
La ripresa si apre con una chance ghiottissima per il Sudafrica alla bandierina, ma la difesa degli All Blacks si salva tenendo alto l’ultimo avversario con il pallone in mano. La finale è nervosa, al 45′ Kolisi entra su Savea senza chiudere il placcaggio: l’arbitro richiama il TMO ammonendo il capitano del Sudafrica. Gli Springboks si ritrovano in quattordici con, anche in questo caso, la segnalazione di decisione del bunker per l’avanti. Si riparte in quattordici contro quattordici. Al 52′ arriva la sentenza: Kolisi rimane con il cartellino giallo, pronto a rientrare, mentre in campo i neozelandesi commetto un in-avanti con Will Jordan sprecando una chance scaturita dopo una punizione in mezzo al campo.
Gli All Blacks fiutano il momento. Al 54′ Mo’unga inventa: elude la guardia di Kolbe e svernicia de Allende trovando al suo interno, nei cinque metri offensivi, l’accorrente Aaron Smith. E’ meta, ma il TMO la annulla praticamente in maniera istantanea segnalando un in-avanti precedente all’azione dell’apertura, generata dalla touche ad inizio azione. La meta è nell’aria, e pochi minuti dopo arriva. La palla arriva al largo a Telea, che si accende superando due avversari, poi subisce un placcaggio: la palla scoppia dalle mani dell’ala, rimane libera, ed è quel punto che Beauden Barrett la raccoglie tuffandosi per andare oltre. E’ meta, non arriva la conversione. Si va sul 12-11 per il Sudafrica.
Arriva il 65′, gli allenatore pescano a piene mani dalle panchine per una classica girandola di cambi. Sul prato dello Stade de France si percepisce la tensione della posta in palio. Il tempo scorre, si arriva al 70′.
Rettilineo finale, ultimi seicento secondi. Punizione al 73′ per gli All Blacks: è un in-avanti volontario di Kolbe. La direzione di gara decide per il giallo a Cheslin Kolbe. La partita finirà in 14 vs 14. Intanto gli All Blacks decidono per la trasformazione da metà campo: va Jordie Barrett. L’ovale finisce a lato dei pali. La Nuova Zelanda si gioca il tutto per tutto: fuori Mo’unga dentro Damian McKenzie.
Quattro minuti al termine, squadre stremate. Gli All Blacks ci provano, il Sudafrica resiste. Faf de Klerk mura un tentativo di calcio dal box di Christie e poi si rende autore di una francesina ai danni di Dalton Papali’i. Savea commette un in-avanti a trenta secondi dalla fine. Si gioca l’ultima mischia: gli Springboks vincono l’ingaggio, poi sulla successiva mischia rischiano tantissimo, ma il tempo finisce. La finale della Rugby World Cup si chiude così: Sudafrica-Nuova Zelanda 12-11.
La Rainbow Nation è campione del mondo per la quarta volta nella sua storia, la seconda consecutiva dopo il 2019, diventando la nazione con più titoli nella storia della competizione. Pieter-Steph du Toit viene eletto come Man of the Match della gara.
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